Opa Fnac su Unieuro, una partita ancora tutta da giocare

Luglio 17, 2024
Non i cinesi, ma i francesi.
Che una società dalla capitalizzazione borsistica di soli 160 milioni di euro e priva di un azionista di maggioranza assoluta potesse finire nel mirino di un acquirente era più che scontato. Meno scontata era l’identità del possibile compratore.
Da ieri, Unieuro ha un nuovo padrone, benché per il momento soltanto potenziale. Si tratta del leader transalpino nato dalla fusione tra Fnac e Darty, forte di quasi 8 miliardi di fatturato, una presenza capillare in Francia, Spagna e Svizzera, e che di milioni ne capitalizza 800: oltre il quadruplo del cuore che batte forte sempre.
Il capitale straniero in casa Unieuro è stato d’altronde sempre il benvenuto. Venduta da Farinetti agli inglesi di Dixons nel 2002, la “vecchia” UniEuro era poi stata salvata da Marco Polo Expert, da tempo a sua volta di proprietà americana. Con la quotazione in Borsa, nel 2017, l’amministratore delegato Giancarlo Nicosanti Monterastelli aveva coronato il sogno della public company – cioè della società in stile anglosassone, il cui capitale è polverizzato sul mercato, tra migliaia di investitori. Un sogno che sembra ora infrangersi per mano francese.
Sarà un caso che anche Iliad, l’attuale azionista di maggioranza (molto) relativa, che nel 2021 fece scalpore rastrellando il 12% di Unieuro senza mai spiegarne chiaramente le ragioni, è a sua volta francese? Non è dato sapere se l’aggressivo operatore telefonico abbia giocato di sponda con i connazionali di Fnac Darty, ma quando questi lanceranno l’annunciata offerta a 12 euro per ciascuna azione Unieuro, ognuno scoprirà le proprie carte.
Iliad aderirà senza colpo ferire, registrando una minusvalenza, visto che la sua partecipazione è stata rastrellata quando il titolo Unieuro viaggiava tra i 17 e i 20 euro?
Amundi, anch’essa con sede a Parigi, farà lo stesso apportando il proprio 5%?
E cosa deciderà la famiglia Silvestrini, il cui capostipite fondò in provincia di Ravenna la bottega da cui – decenni dopo – si sviluppò l’impero Unieuro? Accreditata di oltre il 6%, la famiglia non siede in Consiglio di Amministrazione, ma potrebbe voler continuare a mantenere quel legame – ben più che simbolico – con il proprio passato.
A libro soci, figura anche una fondazione bancaria: la Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni, che dai dividendi di Unieuro trae linfa da distribuire al territorio umbro: vorrà liquidare la propria partecipazione per reinvestire altrove?
Come si vede, le sensibilità sono tante e multi-sfaccettate e qualcuno potrebbe rendere ardua la scalata di Fnac Darty.
Questo qualcuno potrebbe addirittura essere l’AGCM, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. È noto, infatti, che circa un quarto del capitale sociale di Fnac è posseduto dalla tedesca Ceconomy, che a sua volta è l’azionista unico di Mediamarket Spa, cioè di MediaWorld. In caso di successo dell’OPA, Ceconomy affiancherebbe pertanto al controllo del numero due del mercato italiano anche l’influenza dominante sul numero uno. Con buona pace per le regole della sana competizione.
A meno che il Sistema Italia – che alla Francia ha già concesso di tutto di più, da Fiat a Parmalat, da Edison all’Ilva, senza contare due grandi banche e numerosissimi brand del lusso – voglia tenersi almeno Unieuro, che occupa oltre 5000 dipendenti e rappresenta un vanto della GDS nazionale.
Staremo a vedere, la telenovela è appena iniziata.
 
Dr. Matsushita*
 
 
*Il Dr. Matsushita ha una formazione economica e spirito critico. Si ricorda anche di quando Panasonic si chiamava Matsushita Corporation e così avrebbe voluto ribattezzare il suo jack russel.